Look minimal a Londra

I nuovi uffici della sede londinese di Gemcorp si trovano all’ultimo piano di un nuovo edificio di Queen Street. Una lampada MATCH di color grafite, disegnata da Jordi Vilardell e Meritxell Vidal, illumina il banco accettazione all’entrata della sede di Gemcorp, in consonanza con le elaborate finiture e i materiali nobili utilizzati nel progetto ai fini di evidenziare l’elemento centrale di questa compagnia di investimenti: le risorse naturali. La direttrice Tamara Muradova e il suo studio Archiproba hanno utilizzato diverse configurazioni di MATCH in vari punti del progetto, giocando con il colore e l’angolazione per raggiungere una perfetta integrazione con le diverse zone operative.

La lampada a sospensione MATCH, un’installazione personalizzata che può essere creata dai professionisti del design sul sito vibiatest.com, garantisce una presenza scultorea senza oscurare gli altri elementi decorativi.  Il sistema di illuminazione si basa su sottili aste di alluminio e terminali LED che formano una scultura di luci che illumine I principali elementi spaziali e decorative. Disposta sopra la zona di ricezione, come nell’immagine, offre un’ampia illuminazione ambientale ad uno spazio altrimenti buio – ogni LED da 3W produce 100 lumen.

 

Gemcorp

La lampada agisce come “una ragnatela che avvolge lo spazio e allo stesso tempo resta completamente invisibile”, dice Muradova. “In alcuni casi, abbiamo scelto lampade bianche che spariscono nello spazio in base all’angolo di osservazione”. Optare per una gamma di colori basata sul bianco e nero potrebbe aver reso lo spazio grigio e poco vivace, ma le linee orizzontali ben definite conferiscono al progetto un look minimal pieno di personalità.

La lampada Match è una delle poche eccezioni che aggiunge un elemento verticale per evidenziare con discrezione diverse zone. “Siamo stati colpiti dale lampade Match molto prima di iniziare a lavorare su questo progetto” dice Muradova. “Mi piace la loro geometria complessa che non trasmette affatto una sensazione di complessità.”

 

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Foto di Aleksei Kalabin. Cortesia di Archiproba